Sarebbe buono per la salute dei cittadini europei, e non di meno per i bilanci dei servizi sanitari in Italia e nei singoli paesi europei, rafforzare l'obiettivo di riduzione dei gas serra al 2020, facendolo passare dall'attuale 20% ad un più ambizioso del 30%.
Solo in Italia, un tale giro di vite sulle emissioni di CO2, senza flessibilità, "farebbe lievitare le economie in materia di salute pubblica al 2020 da 1,2 fino a 3,4 miliardi l'anno". Lo rivela uno studio pubblicato a Bruxelles da due organizzazioni internazionali non governative: la Health and Environment Alliance (Heal), e la Health Care Without Harm (Hcwh) tra i cui obiettivi c'é la protezione della salute attraverso la riduzione dell'inquinamento e la lotta ai cambiamenti climatici.
La relazione, nel valutare l'impatto di un obiettivo più ambizioso in materia lotta al cambiamento climatico, prende in considerazione non solo i benefici diretti sulla salute, ma anche la diminuzione dei costi legati alle malattie cronache, alle spese ospedaliere, a quelle per consultazioni e farmaci, fino al recupero di migliaia di giorni lavorativi. Non solo quindi benefici per i servizi sanitari, verrebbero dall'incremento della lotta ai gas serra.
In Italia, in particolare, stima lo studio, "si potrebbe sperare in un aumento dell'aspettativa di vita spalmato su tutta la popolazione di circa 16mila anni". A questo si aggiungerebbe il beneficio "di 1,5 milioni di giorni per attività diverse recuperati, e ancora una diminuzione di 16mila consultazioni per malattie respiratorie relativi farmaci". Sul fronte economico poi "migliorerebbe - sempre secondo lo studio - il livello di produttività: si eviterebbe di perdere annualmente 333mila giorni di lavoro per problemi cardiaci e respiratori".
Globalmente in Europa l'obiettivo ormai acquisito di riduzione del 20% di CO2 permetterà già un'economia in materia di salute pubblica "pari a circa 52 miliardi l'anno al 2020". Ora le due organizzazione sostengono che portare la barra a meno 30% per le emissioni di CO2, permetterebbe di realizzare 30,5 miliardi annui supplementari di economie al 2020, da aggiungere a quelle precedenti.
Così l'Italia, con un'economia ulteriore fino a 3,4 miliardi, si posizionerebbe al quarto posto dopo Germania (8,1 mld), Polonia (4 mld) e Francia (3,5 mld). Gli altri maggiori beneficiari sarebbero l'Olanda (1.1 mld), il Belgio, la Spagna e il Regno Unito (ognuno con 0,9 mld). La prossima sfida nella lotta ai cambiamenti climatici, dice Genon Jensen, direttore esecutivo di Heal sarà "al Cop 16 a Cancun in dicembre". (ANSA)
Solo in Italia, un tale giro di vite sulle emissioni di CO2, senza flessibilità, "farebbe lievitare le economie in materia di salute pubblica al 2020 da 1,2 fino a 3,4 miliardi l'anno". Lo rivela uno studio pubblicato a Bruxelles da due organizzazioni internazionali non governative: la Health and Environment Alliance (Heal), e la Health Care Without Harm (Hcwh) tra i cui obiettivi c'é la protezione della salute attraverso la riduzione dell'inquinamento e la lotta ai cambiamenti climatici.
La relazione, nel valutare l'impatto di un obiettivo più ambizioso in materia lotta al cambiamento climatico, prende in considerazione non solo i benefici diretti sulla salute, ma anche la diminuzione dei costi legati alle malattie cronache, alle spese ospedaliere, a quelle per consultazioni e farmaci, fino al recupero di migliaia di giorni lavorativi. Non solo quindi benefici per i servizi sanitari, verrebbero dall'incremento della lotta ai gas serra.
In Italia, in particolare, stima lo studio, "si potrebbe sperare in un aumento dell'aspettativa di vita spalmato su tutta la popolazione di circa 16mila anni". A questo si aggiungerebbe il beneficio "di 1,5 milioni di giorni per attività diverse recuperati, e ancora una diminuzione di 16mila consultazioni per malattie respiratorie relativi farmaci". Sul fronte economico poi "migliorerebbe - sempre secondo lo studio - il livello di produttività: si eviterebbe di perdere annualmente 333mila giorni di lavoro per problemi cardiaci e respiratori".
Globalmente in Europa l'obiettivo ormai acquisito di riduzione del 20% di CO2 permetterà già un'economia in materia di salute pubblica "pari a circa 52 miliardi l'anno al 2020". Ora le due organizzazione sostengono che portare la barra a meno 30% per le emissioni di CO2, permetterebbe di realizzare 30,5 miliardi annui supplementari di economie al 2020, da aggiungere a quelle precedenti.
Così l'Italia, con un'economia ulteriore fino a 3,4 miliardi, si posizionerebbe al quarto posto dopo Germania (8,1 mld), Polonia (4 mld) e Francia (3,5 mld). Gli altri maggiori beneficiari sarebbero l'Olanda (1.1 mld), il Belgio, la Spagna e il Regno Unito (ognuno con 0,9 mld). La prossima sfida nella lotta ai cambiamenti climatici, dice Genon Jensen, direttore esecutivo di Heal sarà "al Cop 16 a Cancun in dicembre". (ANSA)