Moriva il 25 settembre 40 anni fa lo scrittore tedesco Erich Paul Remark, meglio conosciuto con lo pseudonimo Erich Maria Remarque, che acquisi' in omaggio alla madre. Scrittore cosmopolita, Remarque nacque in Germania da una famiglia di origine francese, ma visse anche in Svizzera e in America, paese di cui divenne cittadino. Per la sua giovinezza lo scrittore aveva scelto la tranquillita' del seminario cattolico di Osnarbruch, ma il destino aveva in serbo per lui scenari ben piu' crudeli.
Nel 1916 deve interrompere i suoi studi a causa dell'obbligo del servizio militare, poi, spinto da ingenui ideali nazionalisti, decide di arruolarsi come volontario e viene spedito direttamente sul fronte della prima guerra mondiale. Li' conosce la paura e la disperazione della vita di trincea. E nel '17 si ritrova a vivere in prima linea uno degli eventi piu' sanguinari del conflitto, la 'battaglia delle Fiandre', sul fronte del Verdun. L'esperienza avra' conseguenze devastanti sia sul suo corpo che sulla sua anima. Remarque verra' ferito piu' volte e conoscera' per la prima volta la depressione, una malattia che non lo lascera' per tutto il resto della sua vita.
Forse fu anche per una necessita' terapeutica che Remarque prese la penna e inizio' a imprimere sulla carta i tristi ricordi che gli attanagliavano la mente. Nel 1927 esce 'Niente di nuovo sul fronte occidentale', opera autobiografica che, con uno stile semplice e diretto, si limita a documentare gli eventi vissuti da un gruppo di diciannovenni nel periodo della grande guerra. Nel romanzo lo scrittore descrive i convincimenti nazionalistici che , in nome della Patria, dell'onore e dell'orgoglio ha spinto lui e i suoi amici ad arruolarsi volontari, e la presa di coscienza, mai pero' totalmente realizzata, dell'inutilita' di quel massacro. Lo stesso stile e' stato usato dallo scrittore anche per il suo secondo romanzo, 'La via del ritorno', in cui Remarque descrive le condizioni precarie dei reduci negli anni '20.
Disfattista, antipatriottista e degenerata, sono solo alcune delle accuse che conservatori e nazionalsocialisti riservarono all'opera dello scrittore. Ma il peggio doveva ancora venire. L'unica fortuna con cui Remarque poteva consolarsi era quella di non risiedere in Germania quando Hitler sali' al potere. Nel 1933 le sue opere furono bruciate e messe al bando.
La propaganda inoltre mise in giro la voce che il suo vero cognome fosse Kramer, e la sua famiglia in realta' fosse ebrea. L'unica cosa che ormai lo attendeva in Germania era un cubicolo in un campo di concentramento. Dopo la durezza della vita di trincea e di quella di reduce, Remarque conobbe anche l'amarezza dell'esilio.
Oltre che in Svizzera lo scrittore visse anche in America. Li', separatosi per la seconda volta da Ilsa Jeanne Zambona, si innamoro' dell'attrice hollywoodiana Paulette Goddard, alla quale rimase legato per il resto della sua vita. La sua opera, anche grazie alla diffusione cinematografica, divenne presto popolare in tutto il mondo e, ancora oggi, rimane un punto di riferimento per i pacifisti di tutto il mondo. (Adnkronos)
Nel 1916 deve interrompere i suoi studi a causa dell'obbligo del servizio militare, poi, spinto da ingenui ideali nazionalisti, decide di arruolarsi come volontario e viene spedito direttamente sul fronte della prima guerra mondiale. Li' conosce la paura e la disperazione della vita di trincea. E nel '17 si ritrova a vivere in prima linea uno degli eventi piu' sanguinari del conflitto, la 'battaglia delle Fiandre', sul fronte del Verdun. L'esperienza avra' conseguenze devastanti sia sul suo corpo che sulla sua anima. Remarque verra' ferito piu' volte e conoscera' per la prima volta la depressione, una malattia che non lo lascera' per tutto il resto della sua vita.
Forse fu anche per una necessita' terapeutica che Remarque prese la penna e inizio' a imprimere sulla carta i tristi ricordi che gli attanagliavano la mente. Nel 1927 esce 'Niente di nuovo sul fronte occidentale', opera autobiografica che, con uno stile semplice e diretto, si limita a documentare gli eventi vissuti da un gruppo di diciannovenni nel periodo della grande guerra. Nel romanzo lo scrittore descrive i convincimenti nazionalistici che , in nome della Patria, dell'onore e dell'orgoglio ha spinto lui e i suoi amici ad arruolarsi volontari, e la presa di coscienza, mai pero' totalmente realizzata, dell'inutilita' di quel massacro. Lo stesso stile e' stato usato dallo scrittore anche per il suo secondo romanzo, 'La via del ritorno', in cui Remarque descrive le condizioni precarie dei reduci negli anni '20.
Disfattista, antipatriottista e degenerata, sono solo alcune delle accuse che conservatori e nazionalsocialisti riservarono all'opera dello scrittore. Ma il peggio doveva ancora venire. L'unica fortuna con cui Remarque poteva consolarsi era quella di non risiedere in Germania quando Hitler sali' al potere. Nel 1933 le sue opere furono bruciate e messe al bando.
La propaganda inoltre mise in giro la voce che il suo vero cognome fosse Kramer, e la sua famiglia in realta' fosse ebrea. L'unica cosa che ormai lo attendeva in Germania era un cubicolo in un campo di concentramento. Dopo la durezza della vita di trincea e di quella di reduce, Remarque conobbe anche l'amarezza dell'esilio.
Oltre che in Svizzera lo scrittore visse anche in America. Li', separatosi per la seconda volta da Ilsa Jeanne Zambona, si innamoro' dell'attrice hollywoodiana Paulette Goddard, alla quale rimase legato per il resto della sua vita. La sua opera, anche grazie alla diffusione cinematografica, divenne presto popolare in tutto il mondo e, ancora oggi, rimane un punto di riferimento per i pacifisti di tutto il mondo. (Adnkronos)