ROMA - Il cancro ai polmoni più comune, quello a cellule non piccole, potrebbe essere battuto con un vaccino che indichi al sistema immunitario del paziente la strada per attaccare e uccidere le cellule malate. E' la prospettiva che si intravede dai risultati positivi di una sperimentazione clinica su 148 pazienti in stato avanzato di malattia, risultati resi noti sulla rivista Lancet Oncology.
Scienziati francesi hanno dimostrato infatti che somministrando un vaccino sperimentale anti-cancro insieme alla chemioterapia usata oggi contro questo male, il tumore rallenta la sua crescita e gli effetti della chemio risultano potenziati. Gli scienziati hanno anche scoperto un modo per predire su quali pazienti il vaccino potrebbe funzionare di più e su quali meno. Il vaccino, spiega Elisabeth Quoix dell'università di Strasburgo, si chiama 'TG4010' ed è basato su una molecola, MUC1, che è presente sulla superficie delle cellule malate e non su quelle sane e che quindi funziona da 'bandierina', o etichetta, per indirizzare il sistema immunitario del paziente contro il tumore. Il cancro ai polmoni a cellule non piccole costituisce la forma più comune (80% di tutti i casi) di questa neoplasia. Nel 50% dei casi questo tumore viene diagnosticato quando è già in fase avanzata e l'unica possibilità di cura oggi disponibile è la chemioterapia.
Gli esperti d'oltralpe hanno somministrato a metà del loro campione (pazienti in cura presso 23 centri in Francia, Polonia, Germania e Ungheria) solo la chemioterapia (gruppo di controllo) e all'altra metà sia la chemio sia il vaccino. Dopo sei mesi di trattamento i ricercatori hanno visto i differenti risultati tra i due gruppi: nel 43% dei pazienti trattati sia con chemioterapia sia col vaccino, contro il 35% di quelli trattati solo con la chemio la progressione di malattia non era avvenuta. Inoltre la risposta alle terapie era più alta nei pazienti vaccinati rispetto a quelli del gruppo di controllo. E non è tutto, i ricercatori hanno anche visto che la combinazione chemio-vaccino è particolarmente efficace in quei pazienti che presentano prima ancora dell'inizio della terapia una quantità adeguata dei linfociti CD16+ CD56+ CD69+, segno che questi globuli bianchi sono importanti perché il vaccino sia efficace, cioé affinché sproni il sistema immunitario ad attaccare il tumore. I ricercatori procederanno ad ulteriori indagini sperimentali per confermare l'efficacia di questo vaccino. (ANSA)