Gattinoni, Balestra, Lella Curiel, Nino Lettieri, Rami Ali, Jack Guisso, Abed Mahfouz, Tony Ward. Anche l'alta moda sfila in omaggio all'Unita' d'Italia. Un Risorgimento rivisitato, corretto, riattualizzato al centro di un dibattito sempre attuale. Sulle passerelle di Santo Spirito in Sassia ha sfilato l'abito Tricolore firmato da Guillermo Mariotto per la maison Gattinoni, indossato da miss Italia Francesca Testasecca. Renato Balestra, melomane e grande appassionato di musica classica, ha scelto personalmente la colonna sonora della sua sfilata. Ancora un omaggio all'Unita' d'Italia, da Mascagni a Biagio Antonacci citando Gianna Nannini, aspettando l’omaggio che la citta’ di Los Angeles dedichera’ al noto couturier romano, il 27 marzo dove sfileranno abiti verdi, rossi e bianchi. Michele Miglionico sceglie una dedica al Cavallino rampante, a Piazza Esedra, nell'ambito dell'evento itinerante, 'Tributo alla Ferrari', ideato da Antonella Ferrari, presidente dell'Associazione culturale no profit Epic, Gio’ Guerrieri lancia il tubino ‘Viva l’Italia’, Roberto Capucci e’ presenta con una delle sue mise scultoree al Museo Braschi. Ancora una volta lo stilista libanese Abed Mahfouz si dimostra mediatore tra la cultura occidentale e quella orientale. Per il defile' romano ha scelto di omaggiare l'Italia con il verde del Tricolore, reinterpretandolo con tinte pistacchio e arcadian. Segno di speranza per un futuro non piu' macchiato da sangue e violenza.
Raffaella Curiel ha invece optato per una mise Tricolore stretta da una cintura bianca con ricami a rilievo (1861-2011) che ha aperto il defile’ romano accompagnato dall’Inno di Mameli
Un periodo storico ancora carico di richiami, di suggestioni, di memorie, quello unitario. Momento di riflessione, soprattutto oggi, in tempi di federalismo. Ma l’alta moda, anche in passato, si e' spesso ispirata ai fasti Risorgimentali. Gli anni '50, gli abiti crinolina di Dior e Givenchy, ma anche Shubert, le Sorelle Fontana, madame Fernanda Gattinoni. Ma anche i broccati, le passamanerie, i tessuti di cotone leggerissimo. Tinto, stampato, inamidato con i quali venivano realizzati abiti da giorno. Come quelli immaginati da Alberta Ferretti e Luisa Beccaria. Alta moda al femminile che incosciamente riporta al coraggio, all'ambizione, alla dedizione di donne che hanno contribuito in modo determinante al sogno unitario. La contessa Virginia di Castglione, Cristina Trivulzio di Belgioioso, immortalata tra bustier e trasparenze, lunghi guanti di seta, trine e merletti, da Mario Martone nel suo ultimo film 'Noi credevamo', Elena Casati Sacchi, moglie di Federico Confalonieri, Maria Teresa Serego Alighieri accanto alle signore di casa Litta, Borromeo, Visconti. Troppo spesso la stilista inglese Vivienne Westwood ha citato, attraverso le sue spettacolari mise, il XIX secolo. Damaschi, taffetas, cappe. Grandeur e opulenza.
Ma e' soprattutto nella moda maschile che lo spirito unitario e' ancora presente. Una costante nelle collezioni di storiche maison made in Italy. La marsina di Pignatelli, le giacche in damasco, il gilet di broccato. L'eleganza e lo stile ispirato a Costantino Nigra, filologo, poeta, diplomatico, senatore del Regno, in una collezione firmata Litrico. E accanto alla tuba, il cappello a forma di cilindro, la spilla ferma cravatte, i copribottoni d'argento, i gemelli, la ghetta sulle scarpe simil '800, griffata Cesare Paciotti, immortali i foulard, gli scialli, le pochette da polso, i manicotti (ricordate Anna Karenina?). Ma anche i gioielli e le borse patriottiche firmate dalla princess Lucia Odescalchi (smalti rossi, turchesi e bianchi), da Cristina Rotondaro dal Pino (rubini, smeraldi e brillanti per orecchini e anelli), dalla coppia D'Inzillo, da Michela Calabresi Marconi alla guida di 'Saddlers Union'. lo storico marchio del cuoio della capitale, che per le celebrazioni del 2011 rilancia la Miki Ita, foderata all'interno con tessuto tricolare. ''Il nazionalismo e l'amore per l'Italia sono qualcosa che ci portiamo dentro - ha confessato Michela Marconi - Sentimenti profondi, inattacabili, segreti. Mai ostentati, come i nostri accessori''. (LE FOTO)
Raffaella Curiel ha invece optato per una mise Tricolore stretta da una cintura bianca con ricami a rilievo (1861-2011) che ha aperto il defile’ romano accompagnato dall’Inno di Mameli
Un periodo storico ancora carico di richiami, di suggestioni, di memorie, quello unitario. Momento di riflessione, soprattutto oggi, in tempi di federalismo. Ma l’alta moda, anche in passato, si e' spesso ispirata ai fasti Risorgimentali. Gli anni '50, gli abiti crinolina di Dior e Givenchy, ma anche Shubert, le Sorelle Fontana, madame Fernanda Gattinoni. Ma anche i broccati, le passamanerie, i tessuti di cotone leggerissimo. Tinto, stampato, inamidato con i quali venivano realizzati abiti da giorno. Come quelli immaginati da Alberta Ferretti e Luisa Beccaria. Alta moda al femminile che incosciamente riporta al coraggio, all'ambizione, alla dedizione di donne che hanno contribuito in modo determinante al sogno unitario. La contessa Virginia di Castglione, Cristina Trivulzio di Belgioioso, immortalata tra bustier e trasparenze, lunghi guanti di seta, trine e merletti, da Mario Martone nel suo ultimo film 'Noi credevamo', Elena Casati Sacchi, moglie di Federico Confalonieri, Maria Teresa Serego Alighieri accanto alle signore di casa Litta, Borromeo, Visconti. Troppo spesso la stilista inglese Vivienne Westwood ha citato, attraverso le sue spettacolari mise, il XIX secolo. Damaschi, taffetas, cappe. Grandeur e opulenza.
Ma e' soprattutto nella moda maschile che lo spirito unitario e' ancora presente. Una costante nelle collezioni di storiche maison made in Italy. La marsina di Pignatelli, le giacche in damasco, il gilet di broccato. L'eleganza e lo stile ispirato a Costantino Nigra, filologo, poeta, diplomatico, senatore del Regno, in una collezione firmata Litrico. E accanto alla tuba, il cappello a forma di cilindro, la spilla ferma cravatte, i copribottoni d'argento, i gemelli, la ghetta sulle scarpe simil '800, griffata Cesare Paciotti, immortali i foulard, gli scialli, le pochette da polso, i manicotti (ricordate Anna Karenina?). Ma anche i gioielli e le borse patriottiche firmate dalla princess Lucia Odescalchi (smalti rossi, turchesi e bianchi), da Cristina Rotondaro dal Pino (rubini, smeraldi e brillanti per orecchini e anelli), dalla coppia D'Inzillo, da Michela Calabresi Marconi alla guida di 'Saddlers Union'. lo storico marchio del cuoio della capitale, che per le celebrazioni del 2011 rilancia la Miki Ita, foderata all'interno con tessuto tricolare. ''Il nazionalismo e l'amore per l'Italia sono qualcosa che ci portiamo dentro - ha confessato Michela Marconi - Sentimenti profondi, inattacabili, segreti. Mai ostentati, come i nostri accessori''. (LE FOTO)