Rileggere la storia attraverso il linguaggio dell'arte, nel solco di una pittura a lungo -e a torto- considerata 'minore' che racconta le gesta, i sentimenti ed infine la delusione del Risorgimento italiano. Con questo obiettivo si apre la mostra '1861. I pittori del Risorgimento', in programma alle Scuderie del Quirinale dal 6 ottobre al 16 gennaio 2011, anno in cui si celebra l'Unita' d'Italia. L'esposizione, curata da Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, ha come tema il confronto tra la pittura italiana e gli eventi che, attraverso la Seconda Guerra d'Indipendenza e la spedizione dei Mille e la proclamazione del Regno d'Italia hanno determinato la conquista dell'unita' nazionale. Accanto ai grandi dipinti dei pittori protagonisti del Risorgimento, opere di dimensioni monumentali che rappresentano le tappe fondamentali dell'epopea bellica, l'esposizione pone opere di dimensioni piu' contenute che raccontano i sentimenti delle donne che aspettano i loro feriti, dei padri che ascoltano i racconti dei figli al ritorno dal fronte, del popolo che piange i suoi morti. "La sacralita' del luogo, le Scuderie del Quirinale, non poteva non divenire il contenitore privilegiato per questa mostra - dice il Presidente della Fondazione Roma Emmanuele Emanuele- per la divulgazione di cio' che ha rappresentato nel nostro paese l'unita' d'Italia, anche dal punto di vista politico ed istituzionale".
La sfida e' quella di riabilitare "una pittura ingiustamente considerata 'minore' - prosegue Emanuele - per arrivare a smentire la considerazione di questi pittori non sempre positiva che ha indotto a classificarli esclusivamente come 'di genere'". Il cuore della mostra e' rappresentato dalla pittura di battaglie ad opera dei cosiddetti 'pittori soldati', come Gerolamo Induno, Eleuterio Pagliano, Federico Faruffini e Michele Cammarano, autore tra gli altri del grande dipinto di forte impatto scenografico 'I bersaglieri di Porta Pia'. Il primo piano e' infatti dedicato ai dipinti monumentali che illustrano l'epopea nazionale, dalla guerra di Crimea al 1870, con il coronamento del processo di unificazione e del sogno mazziniano e garibaldino rappresentato dall'entrata a Roma dell'esercito regolare italiano attraverso la breccia di Porta Pia. Al secondo piano vi sono altre tappe fondamentali del percorso risorgimentale. Le opere sono di formato piu' ridotto, e il percorso permette al visitatore di entrare all'interno delle coscienze di quanti aderirono al Risorgimento non dal fronte degli scontri ma dagli interni domestici, popolari o borghesi, nelle strade, nelle osterie, nelle famiglie. Dal capolavoro di Induno 'La trasteverina uccisa da una bomba, omaggio al popolo aninimo che muore per un ideale a 'La meditazione' di Francesco Hayez, inedita e drammatica rappresentazione dell'Italia che tiene in mano una croce su cui sono impresse in rosso le date delle cinque giornate di Milano.
"Al secondo piano - dice il curatore Carlo Sisi - e' rappresentata una nuova visione dell'Italia, un'italia violata. Si va da una visione unitaria, che l'accademia rappresenta, verso una percezione diretta ed anche sconvolgente, che ammette anche il brutto". Nell'ultima parte della mostra, i capolavori tardi di Giovanni Fattori, riuniti insieme per la prima volta, come 'Lo staffato' e 'Lo scoppio del cassone' denunciano, ad ormai molti anni di distanza dall'Unita' d'Italia, gli orrori della guerra e il sacrificio di tanti quasi a monito di un nuovo impegno civile e morale, quello di essere dopo tante sofferenze, italiani. "La parte che piu' considero di valore - sottolinea Emanuele - al di la' dei trionfalismi delle battaglie della prima parte - e' quella che rappresenta la delusione di coloro che hanno partecipato alla costruzione dell'Italia, i garibaldini, i cattolici, gli uomini del Meridione. Questo e' l'aspetto piu' significativo". Secondo il Presidente della Fondazione Roma "quell'Italia irrisolta allora, proseguita anche dopo la fine della liberazione, oggi per molti aspetti da' ancora una volta l'amarezza e la delusione per i grandi sogni coltivati ma non realizzati".
La sfida e' quella di riabilitare "una pittura ingiustamente considerata 'minore' - prosegue Emanuele - per arrivare a smentire la considerazione di questi pittori non sempre positiva che ha indotto a classificarli esclusivamente come 'di genere'". Il cuore della mostra e' rappresentato dalla pittura di battaglie ad opera dei cosiddetti 'pittori soldati', come Gerolamo Induno, Eleuterio Pagliano, Federico Faruffini e Michele Cammarano, autore tra gli altri del grande dipinto di forte impatto scenografico 'I bersaglieri di Porta Pia'. Il primo piano e' infatti dedicato ai dipinti monumentali che illustrano l'epopea nazionale, dalla guerra di Crimea al 1870, con il coronamento del processo di unificazione e del sogno mazziniano e garibaldino rappresentato dall'entrata a Roma dell'esercito regolare italiano attraverso la breccia di Porta Pia. Al secondo piano vi sono altre tappe fondamentali del percorso risorgimentale. Le opere sono di formato piu' ridotto, e il percorso permette al visitatore di entrare all'interno delle coscienze di quanti aderirono al Risorgimento non dal fronte degli scontri ma dagli interni domestici, popolari o borghesi, nelle strade, nelle osterie, nelle famiglie. Dal capolavoro di Induno 'La trasteverina uccisa da una bomba, omaggio al popolo aninimo che muore per un ideale a 'La meditazione' di Francesco Hayez, inedita e drammatica rappresentazione dell'Italia che tiene in mano una croce su cui sono impresse in rosso le date delle cinque giornate di Milano.
"Al secondo piano - dice il curatore Carlo Sisi - e' rappresentata una nuova visione dell'Italia, un'italia violata. Si va da una visione unitaria, che l'accademia rappresenta, verso una percezione diretta ed anche sconvolgente, che ammette anche il brutto". Nell'ultima parte della mostra, i capolavori tardi di Giovanni Fattori, riuniti insieme per la prima volta, come 'Lo staffato' e 'Lo scoppio del cassone' denunciano, ad ormai molti anni di distanza dall'Unita' d'Italia, gli orrori della guerra e il sacrificio di tanti quasi a monito di un nuovo impegno civile e morale, quello di essere dopo tante sofferenze, italiani. "La parte che piu' considero di valore - sottolinea Emanuele - al di la' dei trionfalismi delle battaglie della prima parte - e' quella che rappresenta la delusione di coloro che hanno partecipato alla costruzione dell'Italia, i garibaldini, i cattolici, gli uomini del Meridione. Questo e' l'aspetto piu' significativo". Secondo il Presidente della Fondazione Roma "quell'Italia irrisolta allora, proseguita anche dopo la fine della liberazione, oggi per molti aspetti da' ancora una volta l'amarezza e la delusione per i grandi sogni coltivati ma non realizzati".