La mostra “Verso la Grande Guerra. Storia e passioni d’Italia. Dalla crisi di fine Ottocento a D’Annunzio”, ospitata dal Complesso Monumentale del Vittoriano fino al 6 gennaio 2013, vuole ripercorrere il contesto nazionale ed internazionale che portò al conflitto attraverso oltre duecento opere tra documenti, dipinti, disegni, incisioni, fotografie, volumi, cartoline, giornali, oggetti e filmati. L’esposizione, promossa da Roma Capitale in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è a cura di Romano Ugolini, Presidente dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano e di Marco Pizzo, Vicedirettore del Museo Centrale del Risorgimento di Roma con la collaborazione di Bruno Vespa e con la direzione ed il coordinamento generale di Alessandro Nicosia e il contributo dell’Istituto Centrale per il Catalogo Unico. La realizzazione è di Comunicare Organizzando. La rassegna costituisce la prima tappa di un percorso espositivo triennale che vedrà nel 2013 la mostra “Italia ed Europa alla vigilia del conflitto e il Futurismo” e culminerà nel 2014 con “La Grande Guerra” in occasione del centenario dall’inizio del tragico conflitto. La mostra è stata inaugurata sabato 3 novembre alle ore 11.30 presso il Complesso del Vittoriano. La prima guerra mondiale (1914-1918) costituisce un evento che ha cambiato la storia del nostro Paese e dell’Europa. La conoscenza di tale evento che mutò radicalmente i rapporti di forza tra i maggiori Stati, provocando il crollo di tre imperi multinazionali - quello asburgico, quello zarista e quello turco - e segnando la fine della centralità dell’Europa nei rapporti internazionali, ha costituito e continua a costituire un problema centrale per gli storici del XIX e del XX secolo perché l’analisi della crisi di alcuni Stati liberali e dell’affermazione di Stati totalitari, nonché delle stesse lontane cause del secondo conflitto mondiale, deve necessariamente partire dalla guerra 1914-1918. Lo spartiacque tra l’Ottocento e il Novecento è costituito dalla “grande guerra” come venne chiamata per le dimensioni che aveva assunto, per il coinvolgimento di milioni e milioni di uomini, per le gravissime perdite umane subite da tutti i belligeranti. Il XIX secolo si chiude in Italia con un forte scenario di crisi politico-istituzionale. Il clima è quello di un’Italia complessa e spesso contraddittoria, con un fortissimo analfabetismo, segnata dal più grande fenomeno emigratorio della sua storia, attraversata da scioperi e malcontenti eppure, nonostante ciò, destinata ad avviarsi verso un periodo che vede un rapido evolversi della storia del Paese. Gli anni compresi tra l’inizio del Novecento e la prima guerra mondiale – denominati “età giolittiana” perché dal 1901 fino al 1914 la vita parlamentare è dominata da Giovanni Giolitti – sono un periodo fondamentale nella storia dell’Italia contemporanea. Iniziano allora mutamenti politici, economici, sociali e culturali che condizionano l’evoluzione del paese fino ai giorni nostri. Si verifica un progresso economico senza precedenti, con l’avvio della rivoluzione industriale che dà impulso allo sviluppo di nuovi ceti proletari e borghesi e all’affermazione di movimenti politici e organizzazioni sociali di massa, dai quali emergono i principali protagonisti collettivi della politica italiana del XX secolo. Negli anni compresi fra la fine dell’Ottocento e la prima guerra mondiale, dominati dalla personalità politica di Giovanni Giolitti, l’Italia acquista dunque i caratteri essenziali di una nazione moderna. Un progresso accompagnato da ostacoli, carenze e insidie, che esplodono dopo la prima guerra mondiale e preparano le condizioni per l’avvento del fascismo. L’Italia, entrata in guerra divisa tra neutralisti e interventisti, ritrova la sua unità dopo la sconfitta di Caporetto: “il rovescio dell’ottobre 1917 – scrive Arturo Carlo Jemolo – fu per la politica interna evento altrettanto fortunato quanto era stato infausto come vicenda militare”. La vittoriosa conclusione del conflitto suscita esaltazione ed euforìa in tutta Italia, com’era naturale dopo una così lunga e difficile prova. Il paese sembra ritrovare nel successo quella concordia e quella solidarietà che gli avevano consentito di superare la crisi del 1917. “È finita, o sta per finire una guerra. Ne comincia un’altra. Più lunga, più aspra, più spietata”, scriveva il 9 novembre 1918 Gaetano Salvemini. “La guerra non è finita”, confermava Ugo Ojetti a Gabriele D’Annunzio il 27 novembre dello stesso anno. Con l’esperienza della Grande Guerra si era consumata – inconsapevolmente – una rivoluzione che di fatto era stata rappresentata dalla guerra. Con la Grande Guerra nasce anche il mondo contemporaneo e il suo “metodo” di documentare la storia: la guerra viene documentata attraverso la fotografia; viene illustrata grazie al cinema e ai cineoperatori di guerra; viene illustrata grazie ai pittori-soldato; viene cantata dai poeti e dagli scrittori; rivive come memoria autobiografica; dà il via alla nascita di migliaia di monumenti ai caduti e ai cimiteri di guerra; popola le città di reduci e di mutilati. La mostra vuole analizzare le diverse tipologie di documenti funzionali al racconto storico focalizzando l’attenzione sulle fonti conservate nei diversi archivi. Tra i numerosi effetti che provocò la prima guerra mondiale, infatti, uno non irrilevante fu il radicale rinnovamento delle metodologie utili a documentarla. La guerra fu vista, seguita e descritta da decine di fotografi, pittori, scrittori che testimoniarono la loro partecipazione al conflitto mediante i più svariati mezzi di espressione, dai documenti alle cartoline, dai giornali di trincea ai quaderni delle scuole del fronte, dalle lettere private alla famiglia ai volumi a stampa di memorie. Il Museo Centrale del Risorgimento ha avviato da tempo un vasto progetto di ricognizione dei materiali documentari relativi alla Grande Guerra anche grazie all’importante patrimonio documentario che conserva (circa 80.000 fotografie; 500 tra disegni e dipinti; 150.000 documenti cartacei). Dal 1915, per espresso volere di Paolo Borselli, Il Museo Centrale del Risorgimento diviene il punto di raccolta di tutto il materiale utile a documentare il conflitto mondiale considerato come l’ultima guerra del Risorgimento italiano. Si tratta quindi della più importante collezione di materiali documentari della Grande Guerra che è attualmente oggetto di un mirato progetto europeo mediante la creazione del portale www.14-18.it (in collaborazione con l’ICCU - Istituto Centrale per il Catalogo Unico) all’interno del progetto culturale europeo Europeana. (Adnkronos)