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Bolshoi torna zarista e veste “italiano”

Tessuti rubelli e mosaici veneziani. La “Scala” il 22 novembre


di Claudio Salvalaggio

Con un esclusivo gala concerto e un parterre di teste coronate, capi di Stato e di governo e tanti altri vip selezionati direttamente dal Cremlino, il mitico teatro Bolshoi ha aperto i battenti venerdi' scorso, dopo l'ultimo e piu' imponente restauro della sua storia, durato sei anni e costato finora almeno 580 milioni di euro, anche se gli esperti di settore parlando di una cifra doppia. Rinascera' nella sua versione imperiale ottocentesca dopo aver cancellato i retaggi sovietici, a partire da falce e martello. A fare gli onori di casa sara' il presidente Dmitri Medvedev con la moglie Svetlana, presente anche il premier Vladimir Putin.

Il concerto, diretto da Dmitri Cerniakov, sara' ritrasmesso in diretta su un maxi schermo davanti al teatro, vicino alla piazza Rossa, nonche' in 600 cinema d'Europa, tra cui 40 sale italiane. Sono stati invitati ad esibirsi alcuni dei piu' grandi cantanti del mondo dell'opera, tra cui Placido Domingo, Nathalie Dessay, Dmitri Khvorostovski, Angela Gheorghiu, Violeta Urmana. Il programma sara' una carrellata della secolare storia del teatro e proporra' un appassionante viaggio non solo tra le opere ma anche i balletti russi spaziando da Glinka a Shostakovich.

Il 22 novembre la Scala sara' invece il primo teatro straniero ospite del Bolshoi, con la Messa da Requiem di Verdi diretta dal maestro Daniel Barenboim. Lo spirito italiano aleggera' invece permanentemente nel nuovo Bolshoi grazie alla veneziana Rubelli che, dopo aver ''vestito'' la Fenice, la Scala, il San Carlo e il Petruzzelli di Bari, ha realizzato nella sua tessitura di Cucciago, vicino a Como, oltre 12.000 metri di damaschi, lampassi, broccatelli e tessuti tecnici destinati a palchi, gallerie e platea del tempio del balletto russo, riproducendo le varianti cromatiche dei campioni originali e garantendo prodotti antifiamma. Solo il sipario ha richiesto un anno e mezzo di lavorazione, con un disegno che cita gli elementi tipici dell'iconografia russa, sete preziose e l'impiego di 500 kg di filato d'oro puro. Un altro tocco italiano sono i 3000 mq di mosaici veneziani ricreati nei vestiboli e nelle gallerie dopo la scoperta di un frammento di quello originario rimosso in epoca sovietica. L'aveva disegnato Alberto Cavos, l'architetto italo-russo di famiglia veneziana autore del Marinski di San Pietroburgo e del Bolshoi dopo l'incendio del 1856: ossia di quello che l'ultimo restauro ha voluto restituire, riscattando un teatro sopravvissuto a tre roghi, ai bombardamenti della seconda guerra mondiale e all'usura dell'epoca sovietica, quando fu usato per le riunioni di partito e i discorsi di Stalin, mentre la costruzione della sottostante linea metropolitana danneggio' un'acustica ritenuta la migliore del mondo.

Nonostante i ritardi (tre anni) e gli scandali finanziari (costi lievitati di 16 volte), il Bolshoi - immortalato anche nella banconota da 100 rubli - rinasce come previsto, con meno posti (1720 contro i precedenti 2220) ma una superficie quasi raddoppiata (oltre 70 mila mq), e il risanamento di fondamenta e murature per evitarne il crollo. Il 'look' e' zarista, con l'aquila bicipite (al posto di falce e martello) e la scritta Russia (anziche' Urss), le dorature rifatte da 156 restauratori con un'antica ricetta medievale a base di bianco d'uovo e vodka (in totale 5 kg di oro massiccio per 900 metri quadri), gli interni rinnovati con legno di pino raro, il soffitto con le dieci muse nel cielo blu perfettamente restaurato, il foyer imperiale tornato ai vecchi fasti dopo aver ospitato in epoca sovietica le riunioni delle cellule comuniste. Ma tutto il resto e' moderno nel teatro un duplice palcoscenico girevole, la buca dell'orchestra allargata (sino a 135 musicisti), mobile e con una nuova risonanza acustica, tre nuove sale prove, di cui una sotterranea utilizzabile anche per la musica da camera (300 spettatori), palcoscenici 'ortopedici' per i ballerini con speciali ammortizzatori per l'atterraggio soft. E una acustica che sembra tornata quella dei tempi zaristi. Ora e' pronto per l'inaugurazione e per la sua 236/a stagione. (ANSA)