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Rara specie crostaceo trovata in laghi parco Gran Paradiso

AOSTA - Esemplari di Daphnia middendorffiana, un piccolo crostaceo d'acqua dolce che vive nella tundra artica e si spinge fino alle latitudini più estreme, sono stati trovati nei laghi alpini del Parco nazionale del Gran Paradiso.

La curiosa scoperta è stata fatta da ricercatori durante le consuete rilevazioni ecologiche negli specchi d'acqua dell'area protetta, in particolare nel lago superiore del Nivolet, nei laghi Trebecchi e nel lago Lillet. Ad individuare il raro crostaceo è stato Rocco Tiberti, dottorando dell'Università di Pavia, che dal 2006 collabora con il Centro Studi Fauna Alpina del Parco. "Come queste dafnie siano arrivate fino al Parco è una storia complicata che probabilmente si perde nei cicli millenari delle glaciazioni - spiega Tiberti - ma alcune recenti tecniche molecolari potrebbero decifrare le informazioni contenute nel Dna e ricostruire le tappe di questo viaggio incredibile. Alcuni campioni sono già stati processati e,incrociando le dita, presto avremo qualche anteprima".

Lunga circa tre millimetri e mezzo, la Daphnia middendorffiana è considerata un "gigante" delle comunità zooplanctoniche del Parco, superando in dimensione tutte le altre specie presenti. La sua mole attira l'attenzione e l'appetito dei pesci predatori, in particolare del salmerino difonte (nei laghi dove è stato introdotto non sono stati trovati esemplari del crostaceo). La scoperta - pubblicata nell'ultimo volume della rivista scientifica internazionale Journal of Limnology - è avvenuta proprio nell'ambito delle ricerche sugli effetti ecologici dell'introduzione del salmerino."L'introduzione delle specie esotiche è una delle principali minacce alla biodiversità a livello mondiale - ha commentato il biologo Achaz von Hardenberg - e per questa ragione fin dal 2006il Parco si è impegnato per studiare gli effetti dell'introduzione del salmerino nei laghi del Parco. I laghi d'alta quota del Gran Paradiso, tutti di origine glaciale, senza le introduzioni fatte dall'uomo nei tempi passati, sarebbero completamente liberi da pesci e dai loro effetti devastanti sulla biodiversità autoctona". (ANSA).