ROMA - Per la prima volta nella storia, le opere più prestigiose del leggendario tesoro di San Gennaro verranno esposte al pubblico nella mostra 'Le Meraviglie del Tesoro di San Gennaro. Le pietre della Devozione' che si terrà a Napoli, in sette differenti strutture museali nel centro storico della città, dall'8 aprile al 12 giugno.
Si tratta di un evento di grande impatto: il tesoro del patrono di Napoli, infatti, è il più importante al mondo per valore artistico ed economico, superiore come ricchezza al tesoro della Corona d'Inghilterra e a quello dello Zar di Russia.
Una certezza scritta nero su bianco sull'indagine, portata avanti per ben tre anni, da un'equipe di gemmologi e storici sui 10 gioielli più preziosi fra tutti quelli donati al santo nell'arco di sette secoli. Sette persone, guidate dal professore Ciro Paolillo (La Sapienza di Roma), hanno allestito al Banco di Napoli una sala scientifica e indagato sulle opere e le singole pietre (oltre duemila fra diamanti, rubini, smeraldi, zaffiri, perle) certificando infine che il tesoro di San Gennaro è il più importante al mondo. Gli esperti hanno preferito non fornire alcuna stima delle opere, trattandosi di valori "inestimabili", insomma, da capogiro. Non stupisce, quindi, che per lo spostamento delle opere verrano adottate straordinarie misure di sicurezza: mezzi blindati, guardie armate, sistemi d'allarme sofisticati. Il centro di Napoli sarà protetto da elicotteri dei Carabinieri. Ci sono già richieste per portare la mostra a Roma nel 2012, ma ad aprile sarà naturalmente Napoli il palcoscenico dell'evento.
La mostra è organizzata, infatti, dal Museo del Tesoro di San Gennaro con la collaborazione della Sovrintendenza del Polo Museale di Napoli e con l'alto Patronato del Capo dello Stato e della Presidenza del Senato. E vuole essere anche un'occasione di riscatto per la città di Napoli, promuovendo e valorizzando il più importante patrimonio artistico e culturale del mondo e allo stesso tempo facendo sistema sul territorio. La mostra si svilupperà infatti - caso unico nelle esposizioni urbane - in sette siti museali diversi compresi nell'area del centro storico cittadino. Con un biglietto unico integrato, quindi, il visitatore potrà ammirare non solo le circa 100 opere appartenenti al tesoro di San Gennaro (tra cui i dieci favolosi gioielli, esposti nelle sale del Museo del Tesoro) ma anche capolavori come 'Le sette opere delle meraviglie' del Caravaggio (Pio Monte della Misericordia) o le preziose tele di Luca Giordano (Museo Diocesano) e luoghi dall'immenso valore artistico che riapriranno per l'occasione, come il Complesso Monumentale dei Girolamini o l'antica Porta del Duomo.
Dieci sono i gioielli esposti nelle sale del Museo del Tesoro, le cosiddette 'dieci meraviglie'. La Collana in oro, argento e pietre preziose (rubini, smeraldi, brillanti…) di Michele Dato è stata realizzata nel 1679 e fu commissionata dalla Deputazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro per il busto Reliquiario del Santo. Dal 1679 al 1879, anno del suo assesto definitivo, alla collana si sono aggiunte numerose ''gioie'' donate da Sovrani, Pontefici e devoti. La Croce in argento e Coralli del 1707 è un dono della famiglia Spera. Esemplare significativo che testimonia la grande diffusione che ebbe a Napoli in epoca barocca l'uso del corallo accostato all'argento, sia in ambito laico che religioso. La Mitra in oro rubini, smeraldi e brillanti è stata realizzata dall'orafo Matteo Treglia (1713) e fu commissionata anch'essa dalla Deputazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro per il Busto Reliquiario del Santo, a sostituzione di quella precedente (composta di perle e pietre preziose). Anche per quest'opera, la Deputazione destinò alcune della gioie del tesoro, aggiungendo a queste altre gioie acquistate, per l'occasione, con le offerte del clero, del popolo e degli artigiani dell'epoca. Tra i gioielli anche il Calice in oro, rubini, smeraldi, brillanti dell'orafo di corte Michele Lofrano, commissionato da Ferdinando di Borbone e realizzato nel 1761.
L'Ostensorio in argento e rubini (1808) venne donato come atto di devozione al santo patrono da Gioacchino Murat al suo arrivo in città su suggerimento di Napoleone ed è uno dei rari casi in cui Napoleone non abbia saccheggiato, ma donato. La Pisside gemmata in oro, rubini, zaffiri, smeraldi e brillanti (1831) è stata donata da Re Ferdinando II nel 1831. L'Ostensorio in oro, pietre preziose, perline, smalti (1837) è uno splendido esempio di ripresa di modelli barocchi in un oggetto dai caratteri ormai neoclassici. L'ostensorio venne donato da Maria Teresa d'Austria in occasione delle sue nozze con Ferdinando II. Il Calice in oro zecchino (1849), donato da Papa Pio IX nel 1849 per ringraziare i napoletani dopo essere stato ospitato in asilo a causa dei moti mazziniani di Roma, è uno dei pochi di manifattura non napoletana essendo stato realizzato dall'orafo Valadier a Roma. La Croce episcopale in oro, smeraldi e brillanti, è stata donata da Re Umberto I e Margherita di Savoia il 23 novembre 1878 nella prima visita a Napoli dopo la loro assunzione al trono, per rendere omaggio al Santo Patrono della città donando così alla Cappella del Tesoro una croce in lapislazzuli e pietre preziose con laccio d'oro. Infine la Pisside in oro corallo e malachite (1931), realizzata dalla famosa famiglia Ascione di Torre del Greco e donata da Umberto di Savoia il 5 novembre 1931 quando si trasferi con la moglie Jose a Napoli.
Tutti i capolavori esposti nel Museo del Tesoro di San Gennaro saranno accompagnati dai documenti originali della Archivio storico della Cappella di San Gennaro. Rare pergamene che testimoniano non solo i contratti e le commissioni con i relativi pagamenti, ma anche i rari bozzetti delle opere realizzati dagli artisti con i materiali utilizzati e le antiche bolle pontificie con il diritto di fondazione attribuito alla Deputazione della Cappella di San Gennaro. (Adnkronos)
Si tratta di un evento di grande impatto: il tesoro del patrono di Napoli, infatti, è il più importante al mondo per valore artistico ed economico, superiore come ricchezza al tesoro della Corona d'Inghilterra e a quello dello Zar di Russia.
Una certezza scritta nero su bianco sull'indagine, portata avanti per ben tre anni, da un'equipe di gemmologi e storici sui 10 gioielli più preziosi fra tutti quelli donati al santo nell'arco di sette secoli. Sette persone, guidate dal professore Ciro Paolillo (La Sapienza di Roma), hanno allestito al Banco di Napoli una sala scientifica e indagato sulle opere e le singole pietre (oltre duemila fra diamanti, rubini, smeraldi, zaffiri, perle) certificando infine che il tesoro di San Gennaro è il più importante al mondo. Gli esperti hanno preferito non fornire alcuna stima delle opere, trattandosi di valori "inestimabili", insomma, da capogiro. Non stupisce, quindi, che per lo spostamento delle opere verrano adottate straordinarie misure di sicurezza: mezzi blindati, guardie armate, sistemi d'allarme sofisticati. Il centro di Napoli sarà protetto da elicotteri dei Carabinieri. Ci sono già richieste per portare la mostra a Roma nel 2012, ma ad aprile sarà naturalmente Napoli il palcoscenico dell'evento.
La mostra è organizzata, infatti, dal Museo del Tesoro di San Gennaro con la collaborazione della Sovrintendenza del Polo Museale di Napoli e con l'alto Patronato del Capo dello Stato e della Presidenza del Senato. E vuole essere anche un'occasione di riscatto per la città di Napoli, promuovendo e valorizzando il più importante patrimonio artistico e culturale del mondo e allo stesso tempo facendo sistema sul territorio. La mostra si svilupperà infatti - caso unico nelle esposizioni urbane - in sette siti museali diversi compresi nell'area del centro storico cittadino. Con un biglietto unico integrato, quindi, il visitatore potrà ammirare non solo le circa 100 opere appartenenti al tesoro di San Gennaro (tra cui i dieci favolosi gioielli, esposti nelle sale del Museo del Tesoro) ma anche capolavori come 'Le sette opere delle meraviglie' del Caravaggio (Pio Monte della Misericordia) o le preziose tele di Luca Giordano (Museo Diocesano) e luoghi dall'immenso valore artistico che riapriranno per l'occasione, come il Complesso Monumentale dei Girolamini o l'antica Porta del Duomo.
Dieci sono i gioielli esposti nelle sale del Museo del Tesoro, le cosiddette 'dieci meraviglie'. La Collana in oro, argento e pietre preziose (rubini, smeraldi, brillanti…) di Michele Dato è stata realizzata nel 1679 e fu commissionata dalla Deputazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro per il busto Reliquiario del Santo. Dal 1679 al 1879, anno del suo assesto definitivo, alla collana si sono aggiunte numerose ''gioie'' donate da Sovrani, Pontefici e devoti. La Croce in argento e Coralli del 1707 è un dono della famiglia Spera. Esemplare significativo che testimonia la grande diffusione che ebbe a Napoli in epoca barocca l'uso del corallo accostato all'argento, sia in ambito laico che religioso. La Mitra in oro rubini, smeraldi e brillanti è stata realizzata dall'orafo Matteo Treglia (1713) e fu commissionata anch'essa dalla Deputazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro per il Busto Reliquiario del Santo, a sostituzione di quella precedente (composta di perle e pietre preziose). Anche per quest'opera, la Deputazione destinò alcune della gioie del tesoro, aggiungendo a queste altre gioie acquistate, per l'occasione, con le offerte del clero, del popolo e degli artigiani dell'epoca. Tra i gioielli anche il Calice in oro, rubini, smeraldi, brillanti dell'orafo di corte Michele Lofrano, commissionato da Ferdinando di Borbone e realizzato nel 1761.
L'Ostensorio in argento e rubini (1808) venne donato come atto di devozione al santo patrono da Gioacchino Murat al suo arrivo in città su suggerimento di Napoleone ed è uno dei rari casi in cui Napoleone non abbia saccheggiato, ma donato. La Pisside gemmata in oro, rubini, zaffiri, smeraldi e brillanti (1831) è stata donata da Re Ferdinando II nel 1831. L'Ostensorio in oro, pietre preziose, perline, smalti (1837) è uno splendido esempio di ripresa di modelli barocchi in un oggetto dai caratteri ormai neoclassici. L'ostensorio venne donato da Maria Teresa d'Austria in occasione delle sue nozze con Ferdinando II. Il Calice in oro zecchino (1849), donato da Papa Pio IX nel 1849 per ringraziare i napoletani dopo essere stato ospitato in asilo a causa dei moti mazziniani di Roma, è uno dei pochi di manifattura non napoletana essendo stato realizzato dall'orafo Valadier a Roma. La Croce episcopale in oro, smeraldi e brillanti, è stata donata da Re Umberto I e Margherita di Savoia il 23 novembre 1878 nella prima visita a Napoli dopo la loro assunzione al trono, per rendere omaggio al Santo Patrono della città donando così alla Cappella del Tesoro una croce in lapislazzuli e pietre preziose con laccio d'oro. Infine la Pisside in oro corallo e malachite (1931), realizzata dalla famosa famiglia Ascione di Torre del Greco e donata da Umberto di Savoia il 5 novembre 1931 quando si trasferi con la moglie Jose a Napoli.
Tutti i capolavori esposti nel Museo del Tesoro di San Gennaro saranno accompagnati dai documenti originali della Archivio storico della Cappella di San Gennaro. Rare pergamene che testimoniano non solo i contratti e le commissioni con i relativi pagamenti, ma anche i rari bozzetti delle opere realizzati dagli artisti con i materiali utilizzati e le antiche bolle pontificie con il diritto di fondazione attribuito alla Deputazione della Cappella di San Gennaro. (Adnkronos)